Il disturbo borderline di personalità in cinque parole

Sintesi della video intervista ad Andrea Vallarino sul canale youtube del Centro di Terapia Strategica di Arezzo

Il disturbo borderline di personalità è un disturbo molto importante, è il secondo capitolo della psichiatria in ordine di gravità ed è difficile da illustrare da un punto di vista didattico. Per facilitarmi il compito ho scelto cinque parole chiave del disturbo:

Borderline, Sistema-Percettivo-Reattivo, Carisma, Imperturbabilità, Direttività

Borderline
ovvero sintomi nevrotici in personalità psicotiche

La parola ci deriva dalla psicoanalisi. Gli psicoanalisti hanno diviso i problemi della psichiatria in due grandi capitoli: le nevrosi e le psicosi. Le nevrosi sono quei disturbi in cui compaiono sintomi come fobie, ossessioni, compulsioni, disturbi del comportamento alimentare, disturbi che si pensa possano essere curati con la psicoterapia psicoanalitica e le psicosi che sono disturbi maggiori che non sono curabili in analisi anche perché l’analisi potrebbe ulteriormente scompensare la persona. Sulla linea di confine di questi due grandi gruppi nosografici stanno i disturbi borderline, che hanno la caratteristica di presentare sintomi nevrotici in personalità psicotiche, sintomi di paura fobica, ossessiva, compulsiva, etc in personalità che presentano caratteristiche simili alla schizofrenia.

Sistema-Percettivo- Reattivo
ovvero la mente automatica

Noi strategici facciamo la distinzione fra disturbi minori (minori da un punto di vista nosografico, non certo per la sofferenza che creano che è in ogni caso molto grande), come le fobie, i disturbi ossessivi, le paranoie, i disordini alimentari, … ed i disturbi maggiori come le psicosi. Ebbene i disturbi minori sono quelli in cui in ogni caso c’è un Sistema-Percettivo-Reattivo stabile, sul quale la psicoterapia interviene solo quando si irrigidisce e compaiono sintomi, per introdurre elasticità nella rigidità. I disturbi di personalità sono disturbi in cui il SPR non esiste, perché nell’evoluzione della personalità non ha avuto modo di costruirsi. Qui la psicoterapia interviene per costruire da zero il SPR.

Per spiegare cosa sia il SPR occorre ricorrere ad un’immagine di un sistema in equilibrio. Prendiamo l’esempio di una stanza riscaldata da un sistema composto da un termostato ed una caldaia. Il termostato regola la temperatura ad esempio sui venti gradi e comunica alla caldaia di riscaldare fino a raggiungimento della temperatura voluta. Quando fuori nevica e si abbassa la temperatura il termostato comunica alla caldaia di scaldare di più per mantenere il giusto tepore. Se fuori c’è il

sole la caldaia, obbedendo alla comunicazione, si raffredda per evitare di andare oltre i gradi desiderati. Questo è un sistema percettivo e reattivo in equilibrio. La comunicazione all’interno del sistema, che sia quello descritto, che sia un sistema mentale è stata studiata da una scienza che si chiama cibernetica, nome che deriva dal greco κυβερνήτης, che vuole dire pilota di navi. Ciascuno di noi ha quindi dentro di sé una sorta di pilota automatico che gli consente di mantenere la rotta. Ebbene nel borderline questo sistema percettivo reattivo “ciberneticamente” stabile non esiste, tanto che la persona è totalmente instabile. E’ come se la caldaia, arrivata a venti gradi, si accendesse ancora di più per andare a trenta, poi scendesse a cinque, la temperatura giusta non c’è mai. Quando anche per caso arrivasse alla temperatura gradevole, subito la cambierebbe andando di nuovo agli estremi della scala del termometro.

I borderline sono sempre instabili e se per caso arrivano a qualcosa di funzionale, ad esempio ad avere un successo nella vita, subito lo distruggono, perché per loro è soprattutto difficile mantenere le cose in equilibrio, anche e soprattutto quelle che funzionano, preferendo distruggerle che mantenerle. Sono navi senza pilota che non sanno mantenere la rotta.

Quale è la differenza dell’intervento sui disturbi minori e sul disturbo di personalità? Nei disturbi minori si deve sbloccare un SPR irrigidito, nel borderline bisogna costruire da zero il Sistema Percettivo Reattivo.

Carisma
ovvero la capacità di trasmettere la grazia di Dio attraverso di sé

Gregory Bateson lamentava il fatto che la psicologia si fosse sempre occupata dei pazienti e molto poco dei terapeuti. Qui colmiamo in parte questa lacuna perché questa e le prossime due parole riguardano le caratteristiche che deve avere il terapeuta che si occupa di borderline. Innanzitutto deve essere carismatico. Carisma deriva dalla parola greca χάρις, che vuole dire grazia e nel mondo religioso, la grazia superiore, la grazia di Dio. Carismatico è colui che trasmette la Grazia di Dio attraverso di sé. Se devo costruire un Sistema Percettivo Reattivo da zero, devo essere colui che fa apprendere e poi acquisire la capacità di essere sistematico e stabile. Il borderline cerca sempre un maestro cui affidarsi e si affida solo a chi vede come dotato di qualche qualità a lui superiore. Ci sono persone che sono naturalmente carismatiche, ma la maggior parte, anche fra i terapeuti più avanzati, il carisma se lo sono costruito. Come possiamo da strategici diventare carismatici? Attraverso l’addestramento e l’acquisizione della comunicazione non verbale. Se facciamo attenzione al buon uso del sorriso, dello sguardo, della prossemica, se impariamo ad

usare la giusta distanza quando prescriviamo e quando ascoltiamo un paziente, gradatamente, attraverso il continuo lavoro acquisiamo carisma.

Imperturbabilità
ovvero l’arte di mantenere la calma anche quando tutti la perdono

L’imperturbabilità è la seconda caratteristica che deve avere un buon terapeuta di borderline. I pazienti sono distruttivi anche verso il terapeuta. Ti sfidano, ti svalutano, svalutano la terapia, sminuiscono il lavoro fatto, manifestano sfiducia verso il terapeuta e la terapia anche e soprattutto dopo aver raggiunto risultati significativi. Qui il terapeuta deve rimanere imperturbabile. Fa parte dell’insegnare stabilità. Come un buon comandante di nave (κυβερνήτης) non perde la calma anche di fronte alle onde anomale, così il terapeuta deve rimanere imperturbabile di fronte alle perturbazioni della persona fino a che il mare non torna calmo e tornerà calmo tanto più in fretta quanto il terapeuta si dimostrerà agli occhi del paziente in grado di gestire con pazienza e destrezza le improvvise ed impulsive aggressioni.

Direttività
ovvero la capacità di rendere stabile l’instabile

Alla fine di ogni seduta il terapeuta deve ricordare al paziente perché è lì in terapia, accogliere la fragilità del paziente, ma evitare di cadere nella trappola di far compromessi con la patologia del paziente. Deve ricordarsi e ricordare la meta e la rotta che consiste ancora nel mantenere le conquiste fatte e nell’evitare di cambiare ciò che funziona. Deve in modo direttivo indicare la rotta e continuamente insegnare a mantenerla.

Il terapeuta del borderline deve essere un abile marinaio che sa tenere la rotta anche con il mare in tempesta, facendo apprendere nel contempo al suo paziente l’arte della navigazione.